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Articolo suggerito da Piera Carta

 

Roma ha paura di Alcoa

Roma ha paura dell'Alcoa. Non vuole accogliere la manifestazione degli operai dell'azienda di Portovesme. La questura ha respinto la richiesta di autorizzazione a manifestare davanti a Montecitorio. "Motivi di ordine pubblico", è la scontata motivazione ufficiale.

alcoa

La vertenza Alcoa entra in una nuova fase, la più drammatica. Succede tutto in una giornata che sembra scelta da un cattivo sceneggiatore. L'ultima delle celle viene spenta proprio il 2 novembre, e così la fabbrica muore proprio nel giorno dei morti, ha commentato Daniela Piras, segretaria della Uilm del Sulcis. Lo stesso giorno la questura di Roma nega il permesso a manifestare davanti al Palazzo della politica (facendo così saltare la manifestazione convocata dagli operai per martedì prossimo, 6 novembre, nella Capitale) e la presidente del Consiglio regionale, Claudia Lombardo, conferma che a gennaio, per sostenere un'altra trasferta romana degli operai Alcoa, alla Rappresentanza sindacale unitaria furono dati 70mila euro di soldi di denaro pubblico provenienti dai fondi della presidenza.

Un ingorgo politico-istituzionale e politico-sindacale. Con i lavoratori di un'azienda sarda che a Roma vengono considerati troppo "pericolosi" per poter essere ammessi a manifestare in un punto della città che quasi quotidianamente ospita manifestazioni di vario genere. E con le istituzioni isolane che da una parte erogano fondi per sostenere le proteste, dall'altra non sanno farsene garanti.

Certo, non viviamo una fase politica nella quale il senso delle regole e delle istituzioni è particolarmente valorizzato. E siamo di recente usciti da un'altra fase, il berlusconismo, durante la quale è stato disintegrato. Così quanto è successo non suscita non diciamo sgomento, ma nemmeno particolare sorpresa. Tuttavia è opportuno riassumerlo, per lasciarne almeno traccia nella cronaca.

E' successo questo. Che l'ufficio di presidenza del "parlamento sardo", cioè del Consiglio regionale, ha finanziato una forma di protesta che un organo che dipende dal ministero dell'Interno, la questura di Roma, considera pericolosa per l'ordine pubblico. Questo è molto più di uno sfregio all'autonomia. E' una dichiarazione di assoluta irrilevanza. La presidente Lombardo e tutti i membri dell'ufficio di presidenza dovrebbero a questo punto riproporre la richiesta di autorizzazione annunciando che davanti a Montecitorio, assieme agli operai, ci saranno loro. Ma dubitiamo che ciò avvenga.

Sarebbe un gesto temerario. Perché tutta l'ultima fase della vertenza Alcoa è stata condizionata pesantemente dale preoccupazioni per l'ordine pubblico a Roma. Che hanno avuto un peso rilevante anche nella decisione del governo di annunciare l'arrivo (il 13 novembre) dei ministri Corrado Passera e Fabrizio Barca e dal sottosegretario Claudio De Vincenti.

Lo dimostra la sequenza delle date. Prima gli operai convocano una manifestazione a Roma per il 29 ottobre. Vi aderiscono gli enti locali e c'è il sostegno dei sindacati confederali. La manifestazione si annuncia enorme, duemila persone. E' là che i timori per l'ordine pubblico nella capitale cominciano a produrre effetti. C'è ancora la memoria degli scontri che si verificarono nella capitale nel 2010.

Viene allora annunciato l'arrivo dei ministri e si fa capire che la visita ministeriale sarà produttiva se avverrà in un clima pacifico. La richiesta di sospendere l'iniziativa del 29 non è formulata in modo formale, ma è comunicamente chiaramente per vie politico-sindacali. E viene recepita. la manifestazione romana è annullata e sostituita, per lo stesso giorno, col sit in cagliaritano davanti al Palazzo della Regione. Sit-in che avrà poi la coda paradossale del corteo spontaneo di studenti e lavoratori Alcoa che si conclude proprio davanti al Palazzo del consiglio regionale, il finanziatore.

I rapporti tra operai e Rsu, da una parte, e sindacati confederali, dall'altra, diventano sempre più tesi. Gli operai dell'Alcoa giudicano il sit in di Cagliari un mezzo fallimento e convocano, in solitudine, una nuova manifestazione a Roma per il 6 novembre. Cgil, Cisl e Uil non li seguono. Anzi, contestano la decisione, E' in questo clima che emerge la vicenda dei finanziamenti diretti dati dalla Lombardo alla Rsu. Che viene vista come una delle concause del progressivo distacco degli operai dell'Alcoa dalle decisioni di Cgil, Cisl e Uil. E anche della loro diffidenza rispetto al senso e alla utilità della visita dei ministri.

Non è un caso che proprio ieri il governo abbia inviato un nuovo messaggio rassicurante sul senso dell'incontro del 13 novembre: "Un confronto a tutto campo - ha scritto in una nota il ministero per lo sviluppo economico - sui problemi aperti nel Sulcis, compresi, nello specifico, quelli della filiera dell'alluminio, quindi di Eurallumina e Alcoa". In più i ministri hanno ribadito che appena arrivati si recheranno nel Sulcis, e solo dopo a Cagliari.

Se questo impegno fosse anche un frutto della politica dele istituzioni sarde e solo non della paura per le vetrine della capitale, potrebbe anche essere un buon nuovo inizio.


Giovanni Maria Bellu


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