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Il bavaglio del vassallaggio "democratico"

In Italia l’erosione della democrazia si sta verificando senza colpi di stato, ma affogando la coscienza critica dei singoli nel gregge di un sentire di massa che, solleticato dalla politica del "culto del capo", spinge verso il " protettore"di cui diventare vassallo. In questa rete di connivenze e corruttele, spirito critico e partecipazione democratica sono allora i nemici da imbavagliare ad ogni costo.

 

 

L’attacco è concentrico, capillare e continuo. E si chiama erosione della democrazia. Ben condita dal populismo del culto del capo, a cui si demanda la cosa pubblica. Una cosa pubblica saccheggiata e fagocitata nella ferrea ragnatela di connivenze e corruttele. La cosa pubblica trasformata in cosa propria. Da spartire con parenti e amici. Con i propri fidi vassalli. Un bel tuffo nel medioevo!

Ma i nuovi signori feudali hanno comunque bisogno del consenso elettorale. I singoli votano. E quando neppure basta il sogno della virtualità mediatica a tacitare l’indignazione di una società civile che nonostante tutto è viva e reagisce, ecco allora che si arriva a mettere per legge il bavaglio ai resistenti del pensiero critico, della libertà d’informazione. Perché proprio attraverso il controllo globale dell’informazione, un’anonima e informe opinione pubblica divenga definitivamente quell’ente collettivo proiezione della volontà e degli interessi della cricca feudale.

Formalmente la democrazia sta in piedi, ma senza partecipazione e dialettica democratica, resta soltanto il giogo pulsionale di chi ha eliminato il fastidio di pensare e spiegare, perché il capo pensa per teprovvede per te. E l’illusione del grande padre, del grande fratello funziona! In un paese allevato nella speranza del miracolo! E che i suoi particolari santi li vuole e li cerca: in cielo e in terra! È questa antropologica dipendenza italica, che la politica del culto del capo solletica. E che, nelle difficoltà di una opposizione che la contrasti con progetti e programmi, alimenta rassegnazione, ignavia e indifferentismo di massa.

La scuola statale, baluardo di formazione critica viene smantellata e confessionalizzata? La sanità privatizzata? La magistratura tacitata? Ci sono i diritti negati alle coppie non conformi al modello di sacra famiglia? Il diritto al lavoro si frantuma nella precarizzazione più selvaggia, mentre pochi privilegiati hanno stipendi miliardari? Il diritto alla casa è un miraggio per tanti, mentre lussuose dimore sono la "regalia" di un anemone in fiore ai potenti? … Ma ognuno pensi per sé e si arrangi! Questa sembra la parola d’ordine, funzionale a creare altre dipendenze. Altri ricatti. Altre soggezioni. Sulla strada dei nuovi diritti feudali si è arrivati a privatizzare perfino l’acqua. Un omaggio alle multinazionali che magari ti vendono imbottigliata quella del rubinetto di casa.

Accade di tutto, ma sembra che solo pochi si indignino. E con loro le ultime aree di libera informazione resistono. Allora ecco la mannaia. Il bavaglio. Perché i nuovi feudatari non possono correre il rischio che l’Italia si desti! Una bella mordacchia per annichilire ogni voce di raziocinio non guasta. Appari quindi esisti! Era la strategia della controriforma! E che nella società di massa tacita senza bisogno di roghi ogni dissenso. Non si disturbi il manovratore! Democraticamente eletto da un’opinione pubblica lobotomizzata, che si appaga nell’ipnosi mistica degli ipermercati, dove almeno la bottiglietta d’acqua super reclamizzata potrà acquistarla.

Ma da questo sonno della ragione, forse si può ancora uscire. Tornando a parlare di problemi veri. Rimettendo al centro l’individuo con i suoi bisogni umani. Ripartendo dalla politica come strategia per l’emancipazione di ciascuno. Come liberazione dal bisogno, per riconquistare autonomia mentale, politica ed economica. Occorre quindi una politica dei ragionamenti, delle argomentazioni. È l’obbiettivo alto che l’opposizione dovrebbe assumere su di sé intercettando finalmente tutta

quell’area di resistenti del pensiero critico. E forse si scoprirebbe che non sono una specie in estinzione, perché in ogni individuo umano la ragione, per quanto conculcata, trova le sue strade per liberarsi.

 

                                                                 Maria Mantello



 
 
 
 
 


 

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