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UN CUMULO DI MACERIE CHIAMATO NWO


        

 A guardarla giorno dopo giorno sui giornali e sui telegiornali questa ‘crisi’ mondiale, siamo nostro malgrado tentati di seguirla passo passo, tra slogan, paure, domande e speranze, entrando in discorsi ristretti che tolgono l’aria e la visione d’insieme. E allora ci ritroviamo a cercare un ‘salvatore’…ora individuato in un economista di fama, ora in un novello masaniello. Proviamo invece a considerare il mondo come un laboratorio, come alla fine è. In un laboratorio i fenomeni si osservano e la loro interpretazione non è lasciata ai dilettanti e ai ciarlatani.

- Diagnosi.La disintegrazione del tessuto industriale distrugge la solidarietà nazionale e aumenta la distanza tra la media statistica e la variazione reale dei livelli e dei modi di vita. Le disuguaglienze aumentano a tutti i livelli. In ogni Paese, così come su scala mondiale, si dilatano le distanze fra i più poveri e i più ricchi, raggiungendo proporzioni inaudite“**.

- Effetti a breve. “Il controllo, provvisoriamente rimpiazzato da una politica industriale alla ricerca dei suoi principi, tende a perdere ogni consistenza. La crisi dello Stato sociale e lo smantellamento dei sistemi di protezione sociale conducono semplicemente alla crisi dello Stato tout court. La spoliticizzazione dei cittadini e la sostituzione delle istituzioni politiche con organi amministrativi finiscono con lo svuotare lo Stato-nazione del suo contenuto“**.

- Effetti a medio-lungo termine. “La deterritorializzazione economica e sociale non sfocia tanto in un nuovo ordine internazionale, o anche in un ordine mondiale, quanto in un disordine, nel caos. Questo disordine è già in atto in molti paesi semi-industrializzati. Un ministro brasiliano ha detto a proposito della regione di Sao Paulo: “E’ una Svizzera circondata da venti Biafra“. Questo tende a diventare vero su scala planetaria. Laddove c’è un’impresa, un impianto industriale, commerciale, un centro di ricerca, che sia a Singapore, nella Silicon Valley o nel Katanga, lì regneranno una relativa prosperità, una società di consumi, o addirittura un sostituto regionale dello Stato sociale. Laddove non c’è mai stato nulla, laddove imprese o uffici hanno chiuso i battenti, al Nord come al Sud, emergono o persistono miseria e povertà senza protezione sociale di alcun tipo e senza solidarietà. In questo mondo a macchia di leopardo la politica scompare, mentre l’amministrazione e la burocratizzazione si rinforzano, e gli apparati di polizia diventano autonomi per gestire tensioni spersonalizzate“**.

- Rimedi. La società post-industriale era immaginata come la società del futuro, basata sui servizi, ad ogni livello…. ed i beni, quelli attualmente prodotti nelle fabbriche, sarebbero stati forniti dall’attuale terzo mondo in espansione economica. Ma le cose non sono andate come previsto, poichè i modelli non hanno tenuto conto del fattore A…Avidity…che avrebbe dovuto essere sotto controllo costante grazie ad una legislazione ad hoc. Ma il legislatore, ovunque, s’è mostrato succube del potere finanziario e sappiamo come è andata a finire. I rimedi suggeriti dall’osservazione del laboratorio-mondo sono dunque orientati al contrario esatto di ciò che lo sta portando al disastro, e cioè indirizzati alla decrescita e alla localizzazione intesa come non globalizzazione, che abbiamo visto lasciare indietro interi pezzi di mondo, e ovviamente all’abolizione del PIL come strumento per la misura dl benessere, che in una visione olistica degli esseri umani è davvero l’ultima cosa da considerare.

La decrescita responsabile è un concetto filosofico prima che economico e dunque non può essere imposto per legge, ammesso che appaiano sulla scena legislatori tanto lungimiranti, e dunque necessita di farsi strada nei singoli come la Weltanshauung del terzo millennio, un vero capovolgimento della visione del mondo…il solo modo per salvarlo dal disastro incombente, dove la guerra nucleare dei nostri incubi è solo una metafora del NWO, il Nuovo Ordine Mondiale, alla fine farà solo un gran cumulo di macerie..

[ Carlo Anibaldi - 2012]

Bibliografia **Serge Latouche (Vannes, 12 gennaio 1940) è un economista e filosofo francese, sostenitore della decrescita conviviale e del localismo, intese come le sole attività in grado di fornire i mezzi materiali per il soddisfacimento dei bisogni delle persone nella società post-industriale.



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